E’ una tecnica artistica giapponese, ma non solo: ecco la nobile arte del Kintsugi e le sue applicazioni nella psicologia.
Cos’è il Kintsugi?
Il Kintsugi, che in italiano significa letteralmente “riparare con l’oro”, è un’antichissima tecnica artistica giapponese che consiste nel riparare gli oggetti andati in frantumi (in particolare quelli in ceramica) con materiali preziosi come oro liquido, argento liquido o una particolare cera combinata con polvere d’oro, con l’obiettivo di mettere in risalto le crepe dell’oggetto e impreziosirle con un materiale prezioso.
La filosofia del Kintsugi
La pratica del Kintsugi non è una semplice tecnica artistica, ma una vera e propria filosofia giapponese di carattere molto nobile.
La filosofia del Kintsugi vuole insegnare la preziosità di ciò che è stato rotto.
Nell’era del consumismo, dove ogni cosa è facilmente sostituibile e fatto per rompersi (in modo da favorire il consumismo stesso), risulta rivoluzionaria una filosofia che incita a non buttare, ma a riparare, dando un maggiore valore all’oggetto rotto per via della sua storia.
Per i giapponesi, infatti, un oggetto che è stato rotto è prezioso già solo perchè ha una sua “storia”; per accentuare questo suo immenso valore e per rendere ben evidenti le sue crepe, le sue ferite, queste vengono riempite con l’oro, un materiale preziosissimo che aumenta il valore economico dell’oggetto e lo rende speciale e unico.
L’applicazione del Kintsugi nell’ambito della psiche umana
Una volta appresa la filosofia dietro al Kintsugi come tecnica artistica, applicare lo stesso concetto alla psiche umana è un passo breve.
Come gli oggetti di ceramica, anche noi esseri umani siamo fragili e bellissimi a modo nostro; capita a volte di “rompersi”, di essere feriti irrimediabilmente dagli eventi della vita e di portarne le cicatrici e i segni per lungo tempo, a volte per sempre.
A volte questi duri colpi possono generare un trauma, una cicatrice più profonda di altre, per intenderci, difficile da riparare, ma non impossibile (se volete saperne di più potete leggere il mio articolo sull’EMDR).
Certamente la psiche umana è molto diversa da una ciotola di ceramica: molto più profonda, molto più complessa e arzigogolata, molto più “astratta” e quindi difficile da aggiustare rispetto a un oggetto.
Noi e il Kintsugi
Come applicare, allora, il Kintsugi alle nostre vite?
E’ semplicemente necessario ricordare a noi stessi che ogni ferita può diventare un dono, se sappiamo accoglierla come tale. Certamente ci vorrà del tempo prima di riuscire ad accettare questa visione, soprattutto finchè la ferita è fresca, ma una volta cicatrizzata arriverà il momento di rimettere insieme i propri cocci.
Le ferite servono, a modo loro.
Anche se a volte sembra quasi che ci ammazzino, ci regalano crepe e buchi da riempire con qualcosa di prezioso, come l’oro.
E’ questa l’enorme bellezza del Kintsugi.